Serse
Porta, 2011
Con lo spirito dei viaggiatori di fine Settecento io e l’amico fotografo Attilio Maranzano abbiamo visitato più volte la tomba Brion,il complesso monumentale poco lontano da Asolo realizzato dal grande architetto Carlo Scarpa. La complessa struttura, il galleggiare delle architetture sull’ acqua, ha subito evocato in noi l’opera di Arnold Bocklin : L’isola dei Morti.
Affascinati dalla magnificenza di questa struttura architettonica la visita si è trasformata in una sorta di pellegrinaggio finalizzato a carpire i dettagli minuziosi, le solide relazioni spaziali tra le diverse strutture ,i frequenti rimandi simbolici. Partendo da appunti a matita e dalle fotografie mi sono ritrovato ad interpretare gli intrecci sistematici tra interno ed esterno e a cogliere tutti gli spettri delle categorie del bello e del sublime che l’architettura esprime. Ho trasformato la luce del cielo in luce nera, lunare,dando una parvenza metafisica alle masse di cemento, marmo, metallo e vetro.
Così come Scarpa riuscì a sdrammatizzare il concetto funebre e trasformare l’area sepolcrale in una “dolce città oziosa”o come diceva Scarpa “un Eden ripreso”, ho accostato luce e tenebra anzichè opporle.
Luce lunare : per non mostrare tutto, come nel pensiero cinese sull’inchiostro, e come racconta la leggenda del pittore Wu Tao Tzu che un giorno scomparve nella nebbia che aveva appena dipinto.