Michele Dantini
2011
Il juke box è un oggetto scomparso. Pure il suo ricordo è in qualche modo ossessivo. Tu metti una monetina e lui parla, ricorda, canta. Ne troviamo alcuni, cugini, solo in qualche dilapidata taverna ai margini della via Emilia. Introduci il gettone: e via con il vinile, in una sorta di disperante, umiliata disponibilità. I juke box avevano occhi e bocche: erano disegnati per evocare volti. Dividevano un’unica classe di enti con pappagalli, merli, canarini in gabbia: aedi seriali, bioxilofoni. Quando guardo il foglio e non ho arie da modulare la categoria si dissolve: disegnare con la destra (tutto qui) equivale a scrivere.