Luca Pozzi
Il progetto U, 2010
Milano, 16 /11/2010
Sono al centro di un campo ed è notte, il buio è quasi totale.
Ho istallato uno schermo trasportabile da proiezione ancorandolo a terra con delle pietre trovate sul posto.
L’asse centrale dello schermo è basculante e il telo, influenzato dalle raffiche di vento, è libero di ruotare perpendicolarmente al suolo.
La superficie è trattata con una pittura fluorescente in grado di trattenere per un tempo variabile fasci di fotoni.
Nella mano destra, una lampada a luce di wood montata sulla struttura di una bomboletta spray per graffiti.
Premo il tasto come per spruzzare colore e invece accendo semplicemente il led ultravioletto, la sorgente luminosa a contatto con il telo da proiezione modificato traccia dei segni verdi, colore rivelatore della alta frequenza della luce emessa in relazione allo spettro luminoso.
Nascono così dei disegni effimeri che restano impressi a potenza variabile per circa 20 minuti.
I livelli di densità dei disegni accumulati nel tempo si sommano e, sovrapponendosi creano una spiccata profondità dimensionale.
Il progetto si chiama U-Drawings ovvero disegni che uniscono, la U infatti è utilizzata nel senso simbolico/matematico che stà per intersezione all’infinito degli insiemi o dei campi per l’appunto (la terminologia è da considerarsi in questo contesto equivalente).
Disegnare con la luce nasce dall’importanza che tale ineffabile elemento ricopre nel panorama dei processi fisici. Le particelle che costituiscono la forza elettromagnetica, e quindi che determinano i comportamenti della materia, si relazionano tra di loro scambiandosi pacchetti di energia (in sostanza informazioni fatte di fotoni), ovvero cedendo o assorbendo particelle cosiddette di mediazione prive di massa e quindi di carica.
Pensata in questi termini ogni cosa è il prodotto del comportamento della luce, e la realtà di base sembra essere costituita da ciò che nel 1971 il fisico americano Roger Penrose definì Spin Network ribaltando il punto di vista sulla gerarchia tra soggetto e campo relazionale.
Visualizzare geometrie di luce significa considerare la comunicazione tra i campi, ovvero gli attori che recitano sul palcoscenico spazio-temporale, come il vero ed unico campo madre, il vero ed unico attore che costituisce il palcoscenico stesso, le premesse di base su cui poggia la fenomenologia della fisica contemporanea.
Disegnare con la luce permette inoltre di viaggiare a velocità impressionanti, connettere luoghi lontani e congetturare sugli esperimenti condotti presso il dipartimento di fisica dell’Università di Ginevra dal Professor Nicolas Gisin, il quale nel 2003 teletrasportò un fotone a due chilometri di distanza.
Questi i presupposti teorici dell’esperimento condotto per la prima volta negli spazi aperti della Filandia.