Eugenia Vanni
Il secondo passeggero, 2013
Olio su tela, cm 180×150, Ducati Monster 600 Dark
Il secondo passeggero riesce a cogliere ciò che al guidatore sfugge.
Il motociclista è intento a studiare la strada, l’andamento delle curve e il paesaggio
intorno a lui è un fenomeno cromatico, una macchia pittorica mutevole.
Il fine di un viaggio è creare un panorama,
La moto con i fari e i fumi genera, aumenta, aiuta una pittura,
viene creato il paesaggio che in velocità non vediamo, in un piccolo viaggio notturno.
Il lavoro è solo rispetto all’artista: matrice, 2011
pietra con scritta incisa/scolpita dall’artista, peso: 3 quintali circa
stampa su carta dell’incisione, 1/1 cm 100×70
Penso a tutte quelle distanze che esistono fra le nostre capacità e il resto delle cose.
Mi piace pensare, ad esempio, che la danza possa essere una gara con la musica.
Quando noi “facciamo”, viviamo in un luogo approssimativo, perché l’approssimazione è la realtà ed è la nostra scelta di affrontarla.
Una roccia, una volta staccata dalla roccia, rimane attaccata al terreno e la sintesi di una matrice pesante è un foglio di carta.
La pietra resterà matrice per sempre e si capisce a vista d’occhio che certamente può esistere da sola, anche se in realtà è l’inizio di qualcos’altro.
Volendo una matrice così cambia in base alle stagioni: per questo il lavoro è soltanto, ma è anche solo, rispetto all’artista.