Enrico Vezzi

2011

La Dichiarazione d’Indipendenza americana del 1776 con la proclamazione dei diritti dell’uomo, il primo impiego di un filatoio alimentato da energia idraulica a Nottingham – fatto installare nel 1775 da Sir Richard Arkwright nella prima fabbrica ‘moderna’-  e l’assalto alla Bastiglia del 1789 sono eventi che si situano agli inizi di un radicale processo di trasformazione del nostro mondo che sino ad oggi non è ancora giunto a compimento. Nel XX secolo il costante processo di ricerca, di cambiamento, di azione e reazione nel continuo mutamento della stratificazione sociale, è contraddistinto dal contrasto tra comunismo e capitalismo, ma anche dalla ricerca di giustizia sociale all’interno di entrambi questi sistemi. Questa trasformazione della società,[…], forma in anche il quadro entro in cui si sviluppa il nostro modo di costruire e abitare. Mobili e arredamento, esattamente come l’architettura di una determinata epoca, possono simboleggiare l’ascesa e la potenza di una classe, di un ceto o di un popolo. A ben vedere si possono addirittura trarre indicazioni ancor più precise, giacchè le trasformazioni avvengono in quest’ambito in maniera assai più rapida e chiara. Ambienti e mobili, per la loro immediata vicinanza all’uomo, caratterizzano l’atteggiamento e i rapporti di quest’ultimo rispetto ai propri simili. I mobili testimoniano tanto della sua vita pubblica quanto delle sue idee personali: un mobile di Andrè Charles Boulle con le sue forme luminose e i suoi intarsi sfarzosi simboleggia la pienezza del potere assoluto di Luigi XIV, nello stesso modo in cui la semplice sedia in legno curvato prodotta in una fabbrica di Michael Thonet rappresenta gli inizi del consumo di massa.

Karl Mang, Geschichte des modernen Mobels, 1978

La manifestazione finale della natura, come manifestazione finale della storia, è all’orizzonte del futuro. Quanto più è alla nostra portata una tecnica comune, cioè una tecnica mediata con la coproduttività della natura, anziché una tecnica esterna, tanto più possiamo essere certi che la potenza congelata di una natura congelata sarà nuovamente liberata. La natura non è un qualcosa che appartiene al passato. Essa è, piuttosto, l’area edificabile che non è stata ancora sgomberata, i materiali da costruzione che non sono ancora disponibili in forma adeguata per la casa dell’uomo la quale, a sua volta, non esiste ancora in forma adeguata. La problematica partecipazione della soggettività naturale alla costruzione di questa casa è il corrispettivo oggettivo-utopico della fantasia umano-utopica concretamente intesa. E’ perciò certo che la casa dell’uomo si innalza non solo nella storia e sulla base dell’attività umana; essa si basa innanzi tutto su una soggettività naturale mediata, sull’area edificabile della natura. La frontiera concettuale della natura è l’inizio della storia umana, non quando la natura si trasforma nel luogo della sovranità umana, ma piuttosto quando essa si trasforma nel luogo adeguato, in quanto bene mediato inalienato.

Ernst Bloch, Das Prinzip Hoffnung, 1967

 

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Lucia Fattorini

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Elena El Asmar

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi

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Enrico Vezzi, 2011, ph. Luca Calugi